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LIMITI SEVERISSIMI A FESTE E MATRIMONI, È BUFERA
di Giulia Sonnino
Il Covid 19 continua a colpire. Le tante persone che ogni giorno restano contagiate, ma anche i settori più fragili dell’economia. L’industria dei matrimoni, da marzo a oggi, è tra le più colpite e il nuovo Dpcm non aiuta certo questo universo di professionisti a ripartire. Certo, la priorità è salute, il “settore” su cui nessuno, tantomeno il governo, può permettersi di fare sconti. Ma le nuove misure segnano una certa incongruenza.
Se i ristoranti infatti subiscono restrizioni soltanto di orario - con chiusa a mezzanotte - i ricevimenti nuziali vengono fortemente penalizzati: non più di 30 persone, con divieto categorico di balli e danze. Una serie di decisioni immediatamente operative prese senza discuterne con le associazioni di settore, a differenza di quanto successo, ad esempio, per il calcio professionistico.
Nei fatti, la decisione del governo costringe centinaia di coppie a ridurre drasticamente il numero degli invitati a ridosso dell’evento, oppure a cancellare completamente le nozze. Un colpo devastante per gli sposi, ma ancora di più per le imprese del Wedding: migliaia di professionisti costretti a rinviare date ed eventi già 9 mesi fa, e oggi nuovamente in ginocchio dopo i timidi segnali di ripresa registrati in estate. Quintali di fiori già acquistati destinati ad appassire in magazzini, inviti consegnati e divenuti carta straccia, giornate di lavoro incenerite, centinaia di migliaia di euro spesi inutilmente.
Molte famiglie sono pronte a chiedere rimborsi al governo, non avendo nemmeno il tempo tecnico e il modo per recuperare i cospicui anticipi né garanzie che consentano di rimandare a una data certa per il futuro.
Anche molti presidenti di regione, specialmente al sud, hanno assunto posizioni critiche - non il governatore della Campania De Luca, che ha circoscritto ulteriormente i matrimoni ai familiari strettissimi - perché “È incompatibile con le usanze locali festeggiare con sole 30 persone”.
Ciò che resta inspiegabile è l’assoluta assenza di mediazione, di dialogo, che le forze di governo e gli scienziati del Comitato tecnico scientifico hanno assunto ignorando gli interessi economici in ballo: da mesi si sente parlare di come un lockdown sarebbe fatale per l’economia del paese. Giusto, verissimo. Ma perché, se l’interesse per gli esercenti di ristoranti, bar, pub, resta giustamente altissimo, nessuno si interessa a chi, nella nicchia già molto settoriale dell’industria dei matrimoni, contribuisce all’economia nazionale e - in modo non trascurabile - a regalare ricordi indelebili a intere famiglie italiane?
Nell’attesa di risposte chiare, una delle poche strade per non sprecare il tempo a disposizione è “investire” nell’aggiornamento, nella formazione professionale. Anziché farsi abbattere, scommettere su un futuro diverso facendosi trovare pronti con nuove idee e una sempre maggiore specializzazione: in fondo innovarsi rappresenta la migliore opportunità per non lasciare che questi mesi siano davvero sprecati.
Roma, 16/20 Novembre 2020